L’artrosi di spalla è una patologia diffusa e invalidante che limita anche le più semplici attività della vita quotidiana. Sono ben cinque milioni le persone che ne soffrono, e le soluzioni esistono. Delle possibili terapie e delle nuove tecniche chirurgiche per la cura dell’artrosi di spalla parla il professor Marco Lanzetta, chirurgo ortopedico direttore del Centro Nazionale Artrosi di Monza.
Quando parliamo di artrosi ci riferiamo alla patologia degenerativa della cartilagine che, quando si consuma, perde la sua funzione di cuscinetto ammortizzatore causando dolore – spiega il professor Marco Lanzetta -. In caso di artrosi di spalla, specie nelle fasi iniziali della patologia, il primo approccio, in genere, è conservativo con fisioterapia e terapia farmacologica per aiutare il paziente a gestire il dolore e mantenere un grado di movimento della spalla e del braccio sufficienti ad effettuare i movimenti quotidiani senza dolore. Quando la malattia è già a uno stato avanzato, e il dolore è continuo e invalidante, anche di notte, l’unica soluzione praticabile per restituire una corretta mobilità all’articolazione e risolvere l’artrosi, è quella chirurgica attraverso l’impianto di una protesi. Ne esistono di vari tipi, diversi in base sia alla patologia, sia ad eventuali lesioni alle strutture circostanti: l’impianto tradizionale è la protesi anatomica che va a sostituire le strutture della spalla replicando l’anatomia dell’articolazione con le sue naturali concavità e convessità. In caso di artrosi con lesioni associate ai tendini della cuffia dei rotatori – prosegue il direttore del Centro Nazionale Artrosi – questo tipo di protesi non è adatta. La protesi inversa, invece, consente al paziente con lesioni anche massive e irreparabili della cuffia dei rotatori, di recuperare completamente la mobilità articolare, sfruttando il muscolo deltoide. In questo tipo di impianto, la geometria delle strutture anatomiche della spalla è invertita, e la concavità si trova sulla testa dell’omero, la convessità invece sulla scapola. L’intervento di protesi di spalla si svolge in anestesia loco-regionale, con una piccola incisione anteriore e i tempi di recupero sono rapidi, e il paziente è già in grado di muovere il braccio a poche ore dall’intervento. Dopo 10-12 giorni – conclude l’esperto -, vengono rimossi i punti, e in circa un mese il paziente recupera il movimento del braccio».
Come si muove la spalla?
La spalla è un’articolazione molto complessa formata da due parti ossee paragonabili alle componenti di un ingranaggio: la testa dell’omero, di forma sferica, e la glena, una cavità concava che si trova sulla scapola. Queste due parti dell’ingranaggio si muovono all’unisono e in maniera fluida, un inserita nell’altra, grazie alla presenza della cartilagine articolare e del liquido sinoviale che consente alle due componenti ossee di muoversi senza provocare il dolore dovuto al movimento della testa dell’omero all’interno della glena. Il movimento delle due parti ossee, però, non sarebbe possibile nè stabile, se a tenere l’articolazione non vi fosse la cuffia dei rotatori, una struttura costituita da muscoli e tendini che funge da tirante e stabilizzante, consentendo il movimento dell’articolazione.
Artrosi di spalla: 3 segnali a cui prestare attenzione
«Intorno ai 40-50 anni – aggiunge l’esperto -, le spalle, specie delle donne, sono più a rischio di patologie che, non diagnosticate e curate adeguatamente, nel tempo possono portare a sviluppare una patologia degenerativa dell’articolazione della spalla. Prestare attenzione ai segnali del corpo e seguire uno stile di vita sano, con un’alimentazione ricca di cibi anti-artrosi, può aiutare a prevenire l’insorgenza dell’artrosi».
In genere, è bene rivolgersi a uno specialista in caso di:
- Dolore alla spalla, che non passa neppure di notte
- Rigidità e limitazione funzionale, che rendono difficili i gesti più semplici della vita quotidiana come spazzolarsi i capelli, lavarsi i denti o portare la forchetta alla bocca
- Rumore, che può presentarsi, sebbene non sia sempre sintomo di usura della cartilagine
«Per diagnosticare la malattia artrosica – sottolinea il professor Marco Lanzetta – è sufficiente sottoporsi a visita specialistica. Una serie di test di valutazione funzionale, e l’Rx permettono di valutare i segni di usura della cartilagine e dell’articolazione. Un ulteriore esame utile è la risonanza magnetica che permette di osservare quale sia lo stato della cuffia dei rotatori, e pianificare quindi il tipo di protesi eventualmente da impiantare in caso di intervento chirurgico».
Prevenzione: dieta, attività fisica e integratori
«Al Centro Nazionale Artrosi – conclude il professor Marco Lanzetta – crediamo molto nella promozione di stili di vita corretti come arma di prevenzione, a partire da un regime alimentare sano e ricco di cibi anti-artrosi, come per esempio le verdure, ad eccezione delle solanacee, la frutta, con alcune limitazioni per gli agrumi, e tutti i legumi. In molti casi, quando l’alimentazione e l’attività fisica non sono sufficienti a prevenire l’artrosi di spalla, gli integratori specifici per l’artrosi raccomandati dai nostri esperti, e validati in termini di sicurezza alimentare per il paziente secondo parametri scientifici, possono aiutare a ridurre i processi infiammatori e il dolore. Tuttavia, come sempre sottolineiamo, dieta e integratori sono validi ed efficaci strumenti di prevenzione, ma in caso di dolore che non passa è consigliabile rivolgersi al medici specializzati nella cura dell’artrosi».
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